E' l'equazione di Drake. A voi il compito di capire il motivo per cui l'ho usata come intestazione del mio blog. Mi piacerebbe che questo fosse uno spazio per esprimere i pensieri e le riflessioni che mi ronzano in mente e per ricevere le opinioni positive e, soprattutto, negative di chi le riterrà comunque meritevoli di una lettura.

giovedì 10 febbraio 2011

Quel che è di Cesare

Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle.
Voltaire


La giornata di ieri, 9 febbraio, era stata dichiarata dal Governo la "Giornata degli stati vegetativi". Ovviamente o per fortuna, ha avuto la partecipazione e l'importanza che meritava. Zero. Ne traggo spunto per riflettere su una questione che è sotto gli occhi di tutti, si ripropone periodicamente, e viene puntualmente ignorata: la laicità delle istituzioni.
A scuola abbiamo tutti (si spera) studiato la frase "libera Chiesa in libero Stato". Quanti di noi ne hanno ben presente in mente il significato? Alla luce di quella frase, che condivido pienamente, non trovo normale un paese in cui una religione è una materia scolastica vera e propria, alla stregua della matematica. Un paese in cui la domenica i telegiornali aprono con l'Angelus, nel quale 9 volte su 10 vengono fatti richiami alle politiche dello Stato italiano. Perché il papa non commenta mai sui finanziamenti alle scuole private in Francia o in Danimarca? Perché sa che in Italia le sue parole vengono valutate a peso d'oro all'interno delle aule del Parlamento. L'influenza del Vaticano è fuori da ogni limite accettabile in una nazione che si definisce laica. Si dirà, è normale, essendo il Vaticano praticamente in casa nostra (e qui sorvolo sulla contraddizione dell'esistenza di uno Stato della Chiesa... La separazione dei poteri temporale e spirituale è un concetto che esisteva già nel Medioevo più profondo). Fino a un certo punto. La CEI ha tutto il diritto di esprimere la propria opinione, ma non possiamo considerarla un organo guida delle decisioni della politica italiana. Con quale coraggio si criticano i paesi in cui dei partiti islamici sono al potere, quando da noi esistono interi schieramenti politici che si definiscono, orgogliosamente, cattolici? Come si fa a non scindere la religiosità personale con la laicità istituzionale? Troppo spesso si confonde la religiosità con il clericalismo. Togliere il crocifisso da luoghi istituzionali come scuole e tribunali non è un atto contro la Chiesa cattolica, ma un atto dovuto da parte di uno Stato laico. Ha ragione il giudice Tosti. Ed è sacrosanta la sentenza della Corte Europea contro il crocifisso nelle aule scolastiche. Vergognoso, invece, è il ricorso presentato dallo Stato italiano. Aspettiamo il verdetto...
Come può il Parlamento legiferare in completa autonomia su argomenti come il matrimonio gay o le questioni bioetiche finché siederanno in aula persone la cui ispirazione non è esclusivamente politica ma, per l'appunto, religiosa? Mi riferisco a qualsiasi religione. La cosa è ancora più grave se queste persone sono esponenti della sinistra, ossia dell'area in teoria più sensibile alla questione della laicità. Come fanno i cosiddetti "Teodem" ad avere la tessera del Partito Democratico in tasca?
D'altronde, come al solito, il problema non è ristretto alla classe politica, che è solo uno specchio della società che la esprime. Trovo che il problema sia, come accennavo prima, il clericalismo diffuso nella popolazione. Faccio un esempio. Personalmente trovo la macellazione halal una pratica crudele. Sono anche convinto che in un ipotetico sondaggio molte persone non la approverebbero, distinguendo il loro giudizio etico da un precetto religioso. Siamo sicuri che la stessa cosa accadrebbe se il precetto in questione provenisse dalla Bibbia?


P.S.: Mai Post Scriptum fu così "post". Guardate cosa scrive questo sacerdote, Paolo Farinella, sul sito del Fatto Quotidiano il giorno dopo... (link all'articolo)

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