E' l'equazione di Drake. A voi il compito di capire il motivo per cui l'ho usata come intestazione del mio blog. Mi piacerebbe che questo fosse uno spazio per esprimere i pensieri e le riflessioni che mi ronzano in mente e per ricevere le opinioni positive e, soprattutto, negative di chi le riterrà comunque meritevoli di una lettura.

mercoledì 18 maggio 2011

Seguire le indicazioni

Gran parte del progresso sta nella volontà di progredire.
Seneca


Il risultato delle elezioni ha sparigliato le carte in maniera violenta. Probabilmente neanche all'interno della sinistra si aspettavano un esito tanto positivo, perfino migliore dei loro auspici.
La speranza è che adesso il PD, che bene o male rappresenta il fulcro dell'intera area politica, non trascorra i giorni che ci separano dai ballottaggi impegnato in profonde masturbazioni politiche e lotte intestine anziché continuare la campagna elettorale per sostenere i candidati rimasti, soprattutto Pisapia e De Magistris, che del PD non sono ma che possono essere i chiavistelli per far definitivamente saltare la cappa berlusconiana-leghista.
Le urne hanno consegnato l'ennesimo messaggio da parte dell'elettorato del centro-sinistra a coloro che dovrebbero esserne gli esponenti. Se è vero com'è vero che gli elettori sono tanto più propensi a votare per un partito o una coalizione quanto più esso rappresenta il loro pensiero e le loro aspirazioni, allora basta leggere e confrontare i numeri tra loro per capire che la soluzione per avere una chance di battere Berlusconi è a portata di mano. Prendiamo l'esempio delle città del nord. Le primarie hanno visto competere anche duramente candidati provenienti da partiti diversi, ma il vincitore è stato sostenuto attivamente da tutti i componenti dell'alleanza, e la cosa ha avuto effetti positivi non solo per il candidato sindaco ma anche per i singoli partiti. A Milano Pisapia ha fatto il pieno, ma il PD è diventato il primo partito cittadino, superando perfino il PdL, che nella situazione attuale equivale a vincere 2-0 fuori casa. Lo stesso Pisapia ha dimostrato che l'equazione sinistra=comunisti propinata dai berluschini non funziona più e, anzi, ha perfino stancato gli stessi elettori tendenzialmente di centro-destra. Le primarie, saggiamente introdotte dallo stesso PD e poi regolarmente osteggiate, si rivelano per l'ennesima volta uno strumento formidabile per la costruzione del consenso e per la definizione degli equilibri interni della coalizione. In barba agli inciuci e ai giochini di potere tanto cari a Massimo D'Alema. A Napoli, dove si è scelto di passare per una strada diversa dalle primarie di coalizione, il risultato è stato puntualmente diverso. De Magistris ha battuto il candidato del PD raccogliendo molti più voti del cartello elettorale che lo sostiene. È probabile che abbia raccolto le preferenze di persone che hanno comunque accordato il loro voto a partiti diversi, presumibilmente PD, SEL, M5S e forse anche il Terzo Polo, i cui candidati, infatti, hanno ricevuto meno consensi dei partiti alle loro spalle.
A questo punto tramonta, forse, anche l'idea della grande coalizione a livello nazionale, avanzata qualche tempo fa come estrema misura per liberarsi dell'anomalia berlusconiana, ristabilire per quanto possibile delle condizioni democratiche e ripresentarsi al voto. A giudicare dai risultati delle elezioni, quest'ipotesi dovrebbe interessare forse solo il Terzo Polo, scopertosi relativamente impotente. A questo proposito, sarebbe interessante discutere su quanto sia convenuto a Fini appiattirsi sulle posizioni centriste di Casini e Rutelli, piuttosto che perseguire l'obiettivo che si era posto rompendo il giogo del PdL, ossia quello di una nuova destra laica e moderna di stampo europeo alternativa al partito del capo.
Gli elettori hanno dato una risposta alla domanda che il PD si è posto troppe volte dall'atto della nascita, quella sulla propria identità. Mai come adesso appare vicino l'obiettivo per cui si è costituito il Partito Democratico, ossia riunire i progressisti in un'unica formazione politica. Adesso tocca all'alleanza tra PD, IdV e SEL prendere coscienza del proprio peso come coalizione, presentare un insieme di programmi condivisi e di possibili candidati e poi lasciare scegliere i propri elettori. Senza berlusconismi, a meno di non voler correre il rischio di veder vincere di nuovo l'originale.

2 comments:

Anonimo ha detto...

Credo che la vittoria di Pisapia a Milano debba far riflettere il PD e soprattutto coloro che volevano e vedevano la propria salvezza nei cosiddetti moderati di centro.
Si è visto, almeno in queste elezioni amministrative, che non hanno alcun peso.
Anche oggi nella conferenza stampa del trio Fini, Casini e Rutelli hanno scelto di non scegliere e si è visto una brutta politica.
Se il PD non coglie i segnali che l'intero popolo di sinistra continua a dargli, prima con le primarie e poi col voto, è destinato ad un suicidio politico memorabile.
Succederà quello che è successo a Napoli, dove il ridimensionamento del PD è stato fortissimo.
Speriamo che imparino e che i tre partiti: PD, IDV e SEL si uniscano in una colazione, e restino uniti. L'alternativa a Berlusconi c'è già, basta volerla veramente.
Ciao Salvo, un abbraccio.

Salvo ha detto...

Ciao speradisole, pensa che bello se Berlusconi e/o il suo fantomatico delfino deciso a Palazzo Grazioli o a Villa Certosa fossero sconfitti da una figura scelta dalla gente.

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