Il fascismo privilegiava i somari in divisa. La democrazia privilegia quelli in tuta. In Italia, i regimi politici passano. I somari restano.
I. Montanelli
Vorrei fare i complimenti a Letizia Moratti. La sua campagna elettorale era stata finora dominata dal suo padrone, figura fin troppo ingombrante per un candidato sindaco di un'importante città, che ha bisogno di essere al centro della scena. Ieri, con un invidiabile scatto di reni, la mamma di Batman ha prepotentemente riconquistato i riflettori.
La pratica della cannonata finale in un confronto televisivo, sfruttando l'impossibilità della replica causa turnazione rigida, non è una novità. L'autore della geniale mossa tattica è ancora una volta il padrone della Moratti, ma l'alunna ha dimostrato di padroneggiare alla perfezione gli strumenti della politica "moderata". Se Berlusconi si era limitato a sparare la balla dell'eliminazione dell'ICI durante il duello con Prodi (chi voglia sapere la verità al riguardo, trova tutte le informazioni su Wikipedia), la candidata a sindaco di Milano ha superato il confine, esibendosi nell'arte dell'attacco personale sconsiderato all'avversario, basato su falsità. Senza stare a disquisire sullo squallore del livello a cui si è giunti, sorgono alcune riflessioni sulle circostanze che rendono possibile il realizzarsi di una tale barbarie politica.
Purtroppo si batte sempre sullo stesso tasto. Ci si cali per un attimo negli scomodi panni di un elettore del Pdl. Di fronte a un'affermazione tale da parte del candidato sindaco che vorremmo votare, si aprono due possibilità. Si può credere ciecamente a quello che ascoltiamo oppure verificare se quanto detto corrisponda a verità. Accantoniamo per il momento la seconda, improbabile, ipotesi. Diamo quindi per scontato che sia vero che Pisapia abbia rubato una macchina, sia stato condannato e poi amnistiato. Adesso siamo liberi di esprimere tutto il nostro sdegno verso un criminale che si candida a guidare una popolazione. Ha detto bene la Moratti quando ha affermato che l'amnistia non è un'assoluzione. Tuttavia, non essendo comunisti ma, al contrario, guidati da un profondo amore per la libertà e la verità, dovremmo ricordare che Berlusconi stesso può vantare una fedina penale pulita grazie a numerose prescrizioni, non assoluzioni. Diversamente da quanto sostiene Minzolini, la prescrizione non è un'assoluzione. Ovviamente, il caso di Silvio è diverso. Lui è stato prescritto perché non si è mai giunti a una condanna, poiché nonostante l'impegno che hanno profuso, i magistrati eversivi non sono riusciti a provare la sua colpevolezza. Bene. Peccato che il nostro amato leader sia stato anche amnistiato. Eh già, direbbe Vasco. Nel 1990 la Corte d'Appello di Venezia dichiarò Berlusconi colpevole di falsa testimonianza per aver mentito in Tribunale a proposito della sua iscrizione alla loggia massonica P2 (sì, è anche un piduista), ma il reato era automaticamente estinto per via dell'amnistia del 1989. Un, due, tre, libera tutti. Ora, anche volendo credere alla falsità della Moratti su Pisapia, con quale coerenza ci si straccia le vesti contro un ladruncolo di automobili e si difende a spada tratta un cospiratore dello Stato?
Consideriamo, invece, l'ipotesi che il nostro elettore del Pdl voglia verificare se quanto affermato da Letizia Moratti sia vero. Non ci vuole molto per trovare il documento originale della Corte d'Assise d'Appello di Milano che dichiara Pisapia innocente per non aver commesso il fatto, pubblicato online dallo stesso Pisapia poche ore dopo il confronto televisivo. A questo punto è chiaro che la Moratti ha mentito clamorosamente. Per di più sapendo di mentire, altrimenti non si spiega perché l'abbia fatto soltanto al termine della trasmissione, sapendo che a Pisapia non era concesso il tempo per la replica. Senza contare il fatto che nel 2009 Letizia Brichetto Arnaboldi (coniugata Moratti) è stata condannata dalla Corte dei Conti di Milano al risarcimento di 236 mila euro (più altri e 125 mila) per l'assunzione al Comune di Milano, nel 2006, di una selva di consulenti esterni non laureati e senza requisiti. E allora che si fa? Molto probabilmente l'elettore in questione farà spallucce e tirerà dritto, non ponendosi affatto il problema.
È questo il vero nodo su cui occorrerebbe riflettere. Il risultato di una consultazione elettorale determina un giudizio degli elettori sulla classe dirigente, ma anche un giudizio sull'elettorato stesso. Quando un candidato viene eletto, si dice generalmente che gli elettori hanno giudicato positivamente lui e le sue proposte, ma si sorvola sul fatto che è possibile anche giudicare gli elettori in base a quali idee sposano. È quello che si fa abitualmente commentando le elezioni all'estero. Raramente si parte dal presupposto che gli elettori rappresentino la verità rivelata, ma al contrario si valuta in che direzione un paese si dirige a partire dalle considerazioni sui candidati eletti. Se Berlusconi, la Moratti, Lassini e compagnia cantante si permettono di gettare fango non solo sui loro avversari ma sulla politica in generale, basando la loro campagna elettorale su falsità o, peggio ancora, argomenti che con la politica non c'entrano nulla, la colpa è del pubblico a cui si rivolgono. I politici di cui stiamo parlando sanno che accusare qualcuno di un reato non commesso, affermare che i leader della sinistra non si lavano, raccontare barzellette sconce e affiggere manifesti che equiparano i magistrati ai terroristi sono mosse comunicative che, anziché provocare una drammatica emorragia di consensi, rinforzano l'elettorato e consolidano la posizione in una campagna elettorale che viene impostata sistematicamente come una guerra di trincea o un programma della De Filippi invece che un confronto democratico. D'altronde, in democrazia occorre discutere sui fatti e sulle opinioni. È difficile farlo quando gli stessi fatti e opinioni non esistono o, peggio, depongono a proprio sfavore. E allora la si butta in cagnara, si urla e si cerca lo scontro frontale violento con l'avversario, confidando nella scarsità di cultura e intelligenza politica degli elettori. Lo chiamano voto di pancia, contrapposto al voto di testa. Tanto vale chiamarlo col proprio nome: peristalsi, o movimento intestinale.
1 comments:
La spettacolarizzazione è solo una parte della strategia. Se si trattasse solo di sfondi azzurri, facce ammiccanti e marketing pubblicitario sarei d'accordo. Invece si fa largo uso della violenza verbale indirizzata a chiunque si ponga come un ostacolo sulla marcia verso il potere, del solletico ai bassi istinti della gente, che viene coltivata nell'ignoranza e nel degrado culturale. La mancanza di cultura e di pensiero indipendente permette il controllo mediatico di questo esercito di voti, intrattenuto con doppi sensi volgari e un linguaggio da osteria.
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