E' l'equazione di Drake. A voi il compito di capire il motivo per cui l'ho usata come intestazione del mio blog. Mi piacerebbe che questo fosse uno spazio per esprimere i pensieri e le riflessioni che mi ronzano in mente e per ricevere le opinioni positive e, soprattutto, negative di chi le riterrà comunque meritevoli di una lettura.

lunedì 7 marzo 2011

Finché legge non vi separi più

L'ignoranza è meno lontana dalla verità del pregiudizio.
D. Diderot


Voglio prendere spunto da un bellissimo post pubblicato su Metilparaben, che invito caldamente a leggere. Si tratta di una strutturata risposta a tutta una serie di obiezioni che vengono comunemente opposte all'ipotesi di estendere il diritto al matrimonio alle coppie omosessuali.
Attraverso i commenti al post è nata una discussione sull'argomento fra sostenitori e contestatori alla quale hanno partecipato diverse persone, fra cui io. A costo di sembrare ripetitivo, mi piacerebbe esprimere qui la mia opinione in materia, cercando di riassumere quello che ho scritto nei vari commenti.
Innanzitutto facciamo chiarezza: sia il post di metil che il mio non hanno nulla a che vedere con la religione. Mi spiego meglio, se qualcuno non vede di buon occhio le persone omosessuali in quanto peccatori, destinati al terzo girone del settimo cerchio dell'inferno, sono problemi suoi. Qui si parla di matrimonio civile, e in quanto fermo sostenitore della laicità dello Stato non mi interessa nulla dei risvolti religiosi.
In Italia il matrimonio è normato dalla Costituzione (articoli 29, 30 e 31) e dal Codice Civile (articoli dal 79 al 230bis). Nella Costituzione non esiste nessun vincolo per il matrimonio per le coppie omosessuali. Il problema nasce dal Codice civile: non c'è un esplicito divieto di contrarre matrimonio per le coppie omosessuali, ma si parla di "marito" e "moglie". Al riguardo, c'è stata una sentenza della Corte Costituzionale, che ha respinto il ricorso presentato da alcuni tribunali sulla presunta incostituzionalità degli articoli del Codice Civile. Detto in parole povere. Questi tribunali sostenevano che gli articoli del Codice Civile, nell'interpretazione corrente, sono incostituzionali perché negano il diritto al matrimonio alle coppie omosessuali. La Consulta ha bocciato questa tesi, affermando che le norme del Codice civile che non permettono il matrimonio omosessuale non sono in contrasto con la Costituzione. E infatti oggi in Italia non si può assistere a un matrimonio omosessuale. Questa però non è una bocciatura del matrimonio gay in sé. Infatti non è falso il contrario: se domani fossero cancellati dal Codice Civile gli espliciti riferimenti ai sessi dei coniugi, non ci sarebbe nessun contrasto con la Costituzione.
Gli oppositori del matrimonio gay si appellano a un cavillo insito nel primo comma dell'articolo 29 della Costituzione, in cui si parla di "famiglia come società naturale". A mio avviso questo non rappresenta un ostacolo. Bisogna infatti vedere cosa si intende per società naturale e, contestualmente, per matrimonio. Prima di stabilire se un matrimonio fra omosessuali possa essere considerato "naturale", bisognerebbe stilare un elenco dei comportamenti umani e poi decidere quanti e quali siano "naturali". Ammesso e non concesso che i (pre)concetti che si celano dietro il termine "matrimonio" impediscano alle coppie gay di esercitare questo diritto, la modifica di queste idee non può essere operata per legge. Per definizione, la legge consente tutto ciò che non è espressamente vietato. Troverei triste dover scrivere nero su bianco "il matrimonio non è un'esclusiva delle coppie eterosessuali". Ci sono principi che sono conquiste della società.
A mio parere, non ha senso neanche la posizione di compromesso, per la quale si potrebbe negare il diritto al matrimonio, ma istituire delle forme di unione civile che diano un riconoscimento alle coppie omosessuali. Spesso queste proposte sono dei modi più o meno subdoli per evitare di estendere il diritto all'adozione, che sarebbe collegato al matrimonio. La legislazione italiana è purtroppo carente in tema di coppie di fatto, e sarebbe opportuno colmare questa lacuna, per dare modo a quanti desiderino un riconoscimento della loro unione non vincolante come il matrimonio (per esempio, persone già precedentemente sposate che vogliono formalizzare la loro situazione senza coinvolgere i figli nei diritti patrimoniali ed ereditari che conseguirebbero da un matrimonio). Questi regimi però non possono fungere da surrogato di matrimonio per i gay, a meno di sostituire una discriminazione con un'altra.
Vedere un Presidente del Consiglio ormai screditato strappare un applauso ad una platea di fondamentalisti cattolici mi convince che i tempi sono ormai maturi per intavolare una seria discussione che non sia solo teorica o fatta di belle speranze. Discutere sull'opportunità di un provvedimento del genere è anacronistico: credo che anche gli oppositori più strenui del matrimonio gay sappiano che possono solo rinviare il momento in cui il nostro paese diventerà un po' più civile.
In fondo, il nodo della questione non sono le leggi ma le idee e i pregiudizi. È legittimo che esistano idee e posizioni diverse, ma occorre avere il coraggio di dire che si è contro il matrimonio gay perché si opera una distinzione (leggi discriminazione) tra le persone eterosessuali e quelle omosessuali. Si chiama omofobia.

1 comments:

Anonimo ha detto...

PIENAMENTE CONCORDE.
Chiara

Posta un commento