E' l'equazione di Drake. A voi il compito di capire il motivo per cui l'ho usata come intestazione del mio blog. Mi piacerebbe che questo fosse uno spazio per esprimere i pensieri e le riflessioni che mi ronzano in mente e per ricevere le opinioni positive e, soprattutto, negative di chi le riterrà comunque meritevoli di una lettura.

mercoledì 16 marzo 2011

Belli da mangiare

La pazzia è la condizione più diffusa tra gli uomini.
Erasmo da Rotterdam


Oggi mi soffermo su un argomento non esattamente al centro delle cronache degli ultimi giorni, ma su cui rifletto da tempo. Prendo spunto dall'ultima aberrazione perpetrata da Victoria's Secret sulla figura femminile. Su una pubblicità è ritratta una modella che sembra avere le gambe distanti 35 cm tra loro. Non è deforme, è che la disegnano così. Anzi, la photoshoppano, se mi si passa il termine. Solo, se Jessica Rabbit la disegnavano tutta curve e cattiva, oggi le pubblicità sono piene di figure umane deformate e malate. Salvo i casi in cui le modelle non sono ritoccate al computer ma sono realmente malate. Ha fatto scalpore la storia della modella Isabelle Caro, usata da Oliviero Toscani per una campagna pubblicitaria contro l'anoressia (pesava 31 kg), morta a 28 anni nel novembre scorso.
La storia dell'arte ci insegna che ogni epoca nella storia è stata caratterizzata da un particolare ideale di bellezza, ma non c'è bisogno di scomodare le forme femminili degli stupendi quadri rinascimentali per capire che quello a cui assistiamo oggi è un unicum nella storia. Volendo fare dell'antropologia spicciola, si potrebbe supporre che fino a meno di 100 anni fa, la lotta quotidiana degli uomini era quella per procurarsi da mangiare, per cui la rotondità delle forme era una dimostrazione prima di tutto di lusso materiale; da quando il cibo è fin troppo presente nella nostra vita, il vero "lusso" è rinunciarvi. Non so se questa mia affermazione possa essere confermata da studi seri, ma non riesco davvero a capacitarmi per questa follia collettiva.
Come si suol dire, non esiste un punto di vista obiettivo, perché un punto di vista è per definizione un modo di vedere le cose. Nelle mie osservazioni su questo argomento non posso prescindere dalle mie inclinazioni e dalla mia natura. Il cibo è uno dei piaceri della vita. È gioia, è amore per la vita. Non potrei mai volontariamente condannarmi a una vita di pasti da astronauta se non per evidenti motivi di salute. Sorvoliamo sull'aridità della vita di chi non si concede il gusto di un buon pasto neanche a Natale, in nome della "linea". Quale linea, mi verrebbe da chiedere... Mae West diceva che "la curva è la più graziosa distanza tra due punti". E come si fa a darle torto? Capita troppo spesso di vedere donne acclamate come sex symbol che provocano brividi di tutt'altra natura. Non c'è cosa più brutta che la vista delle costole sotto pelle.

Non c'è da stupirsi se uno dei luoghi più importanti e abusati è la palestra, diventata il tempio di ogni sorta di rituali solitari e collettivi. I nostri antenati bruciavano viscere di animali sull'altare di divinità severe ed esigenti, noi bruciamo tempo e calorie in nome di un concetto di bellezza che determina un feroce giudizio sociale per chiunque non si attenga al diktat. Ed ecco orde di donne stressate e di ragazzine con il complesso della rotondità, cresciute a pane (poco) e riviste dominate dall'ideale della taglia 42. Già, la taglia. Il concetto di "taglia forte" è un tabù mancante di una vera definizione razionale, comunque meritevole di un trattamento particolare, al punto da relegare i capi "oversize" in un piano separato o di lasciare che a trattarli siano dei negozi specializzati. A quando si potrà trovarli solo nelle parafarmacie? Dietro prescrizione medica, si intende. Inutile sottolineare che questa tendenza è molto più marcata in Italia che altrove.
Non è solo una questione legata all'anoressia. Anzi, se il problema fosse confinato a una malattia, per quanto diffusa, sarebbe meno grave. È l'intera concezione della bellezza della nostra società ad essere malata, con le inevitabili ricadute sulle vite dei singoli individui, in un periodo in cui la logica dell'apparire domina su quella dell'essere.
Si potrebbe andare avanti per ore, solo per giungere alla stessa conclusione, sempre la stessa, purtroppo: è un business. Dal cibo, ai prodotti per dimagrire, al fitness. Un esempio per tutti. L'acqua minerale. Non c'è pubblicità di una marca di acqua minerale che si rifaccia alla necessità fisiologica di bere per assicurare un buon funzionamento dell'organismo. No. L'acqua va bevuta per combattere la ritenzione idrica, ossia la cellulite. E infatti occorre scegliere l'acqua più povera di sodio in commercio. A parte che il sodio è un elemento necessario. Ma questi sono concetti scientifici talmente elevati che non si può certo pretendere che una popolazione alfabetizzata li comprenda... A titolo di esempio, mi riferisco a una ben nota acqua che rende belli, dentro e fuori. Ci siamo capiti? Il valore di sodio disciolto è pari a 4.66 mg/l. Il che significa che per assumere 1g di sodio occorrerebbe bere circa 215 litri di acqua. Prendiamo invece il caso di un'acqua che contenga 100 mg/l di sodio. Per assumere lo stesso grammo di sodio dovremmo berne "solo" 10 litri. Sapete a quanto corrisponde 1 g di sodio? È la quantità contenuta in circa 60 g di parmigiano o di prosciutto crudo. Spendiamo un sacco di soldi per comprare dell'acqua miracolosa con l'illusione di perdere un centimetro di giro-coscia. Perché non provare con l'acqua di Lourdes? Ci facciamo prendere in giro, con l'obiettivo di essere sempre più magri. Cornuti e mazziati, si direbbe.
Chissà che acqua beveva la modella di Tiziano, mentre lui dipingeva la Venere...

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