E' l'equazione di Drake. A voi il compito di capire il motivo per cui l'ho usata come intestazione del mio blog. Mi piacerebbe che questo fosse uno spazio per esprimere i pensieri e le riflessioni che mi ronzano in mente e per ricevere le opinioni positive e, soprattutto, negative di chi le riterrà comunque meritevoli di una lettura.

martedì 12 aprile 2011

Ce ne andiamo föra da i ball?

Qualche volta è scomodo sentirsi fratelli, ma è grave considerarsi figli unici.
E. Biagi


Ci voleva proprio una bella dimostrazione di sangue freddo, diplomazia e maturità per imprimere una svolta alla politica europea di gestione dell'immigrazione proveniente dal nord Africa. Ce l'ha regalata ieri il ministro dell'Interno Roberto Maroni. Dopo anni di politiche xenofobe, sue e del suo partito, nel giro di pochi giorni si è prima travestito da finto negoziatore andando in Tunisia (che per lui dev'essere stato come una messa per un ateo) per firmare un accordo utile solo alla propaganda del suo datore di lavoro, poi recandosi a Lussemburgo per fare la voce grossa con gli altri stati europei. Quando questi gli hanno riso in faccia, il nostro ministro ha reagito come il più classico dei bambini viziati, mettendosi a berciare e minacciando di non giocare più.
Molti, fra politici e osservatori, sostengono che l'Unione Europea si stia comportando in maniera miope ed egoista nei confronti dell'Italia, per quanto riguarda la richiesta di aiuto nella gestione degli immigrati recentemente giunti nel nostro paese. Il giudizio non è del tutto infondato, ma occorre analizzare la faccenda da un punto di vista che non sia esclusivamente quello del nostro governo. Innanzitutto, è interessante notare che la maggior parte dei governi più intransigenti verso le richieste italiane sono guidati dalla destra, tanto osannata dall'attuale maggioranza in tempi non lontani. Sarkozy, la Merkel e Cameron, i paladini della destra europea, sono gli stessi che adesso sbattono la porta in faccia a Berlusconi e al suo governo.
D'altra parte, è riduttivo rintanarsi nel vittimismo, additando gli altri come brutti e cattivi, senza fare una riflessione su sé stessi. In che misura l'indisponibilità alla collaborazione da parte dell'UE è dovuta all'egoismo degli stati membri piuttosto che alla mancanza assoluta di autorevolezza e stima del nostro governo (e del nostro paese, per riflesso) in ambito internazionale? Anni di affari con Putin, Gheddafi e Lukashenko non passano indolori. Il conflitto di interessi e l'impresentabilità di Berlusconi sono materie ben note al di là delle Alpi, al contrario che da noi, dove vengono costantemente sminuite. Di certo non aiutano gli atteggiamenti discutibili del nostro premier ai vertici internazionali, impegnato in corna, cucù e insulti (celebre il "kapò" rifilato all'europarlamentare Schulz).
Come se non bastasse, per anni la maggioranza si è retta su un partito, la Lega, che ha sempre fatto dell'euroscetticismo uno dei suoi vessilli. A Strasburgo ricordano ancora la contestazione di Borghezio, Salvini e Speroni durante il discorso dell'allora Presidente della Repubblica Ciampi. Il partito di via Bellerio non ha mai fatto mistero di considerare l'immigrazione come un male da combattere, anziché una risorsa da gestire. L'euroscetticismo e la xenofobia, nel frattempo, sono montati anche in altri paesi e oggi si rivoltano contro la stessa Lega. Ironia della sorte, Maroni si è infuriato per una scelta dell'UE perfettamente in linea con la politica che lui, il suo partito e il suo governo predicano da sempre. Anche in questa circostanza, non siamo andati a proporre una soluzione condivisa, ma una soluzione al problema clandestini simile alla soluzione (lungi dall'essere efficace e definitiva) proposta per il problema spazzatura a Napoli: spartirsi l'immondizia. Tali, infatti, sono considerati gli immigrati che si affacciano all'Europa dalla finestra italiana.
In questo contesto si situa la sparata del ministro dell'Interno, che ha messo in dubbio la permanenza dell'Italia nell'Unione Europea. L'inopportunità di tale uscita è grande quanto quella di Maroni sulla poltrona di ministro, per mille ragioni. Non vale neanche la pena analizzare le possibili conseguenze politico-economiche di una mossa del genere. Se non altro, un'affermazione come questa di certo non serve ad ammorbidire le posizioni dei partner europei. Oltre all'inadeguatezza della persona e del suo partito in un ruolo istituzionale di questo livello, l'unica spiegazione possibile consiste in una sortita propagandistica indirizzata indirettamente alla base elettorale leghista, in vista delle elezioni amministrative. Gli elettori della Lega sono noti per la bassezza intellettuale e morale e  non c'è nulla di meglio di una bella dichiarazione contraria al buon senso comune per rinvigorire il loro fervore, ultimamente messo a dura prova anche dalle vicende giudiziarie del premier, che Bossi & Co. sono costretti a difendere loro malgrado.
Se l'Europa continuasse a negare il suo aiuto, è ragionevole attendersi la proposta di Calderoli di usare i clandestini al posto della diavolina per dare fuoco alla prossima pila di leggi abolite. Magari fra queste trova spazio anche la legge sulla schiavitù e risolviamo il problema.

2 comments:

Silla ha detto...

Negli anni '30, in pieno fascismo, approdò su di un'isola italiana, Ventotene, il sogno di una "Europa Unita e Libera" grazie a tre intellettuali: A. Spinelli, E. Rossi ed E. Colorni. Il sogno fu messo in atto verso la fine degli anni 50 da uomini politici lungimiranti, come tutti sappiamo. Oggi, su un'altra piccola isola, Lampedusa, quel sogno, ormai antico, sembra infrangersi per l'egoismo di alcuni. Fatto sta che politiche lungimiranti per i popoli "sottosviluppati" non ne sono state mai fatte. Conclusione: ci vorrebbe un altro "Manifesto" per lo sviluppo di tutti i popoli del "terzo mondo": su quale altra isoletta lo vogliamo scrivere? Sarebbe opportuno Lampedusa.

Salvo ha detto...

Hai perfettamente ragione, ma credo che prima di tutto occorra avere delle persone in grado di elaborare e firmare un manifesto del genere, e purtroppo non ne vedo tante in giro.
Mi chiedo poi se quello che serve siano politiche lungimiranti per il terzo mondo oppure una completa ridiscussione del sistema economico globale, non più improntato al liberismo sfrenato degli ultimi decenni che ha di fatto acuito il problema anziché risolverlo.

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