B. Spinoza
Stupirsi delle nefandezze che stanno dietro le diplomazie e gli affari internazionali è molto naif, e su questo siamo tutti d'accordo. Tollerarle è un altro paio di maniche.
A pochi chilometri di mare da noi si consumano tragedie che contribuiranno a scrivere i libri di storia dei nostri figli. Tunisia ed Egitto sono stati solo l'antipasto. Adesso siamo al primo, con Libia e Bahrein. Fra poco Marocco, Algeria, Iran e Yemen potrebbero servire il secondo. Se tutto ciò accadesse, l'intero fronte nordafricano, ossia il panorama che vediamo quando ci affacciamo alla finestra, sarebbe completamente rivoluzionato. La rivoluzione si sarebbe anche propagata nel cuore del Medio Oriente. Che risvolti ci sarebbero sulla Lega Araba? E il conflitto in Palestina?
A pochi chilometri di mare da noi si consumano tragedie che contribuiranno a scrivere i libri di storia dei nostri figli. Tunisia ed Egitto sono stati solo l'antipasto. Adesso siamo al primo, con Libia e Bahrein. Fra poco Marocco, Algeria, Iran e Yemen potrebbero servire il secondo. Se tutto ciò accadesse, l'intero fronte nordafricano, ossia il panorama che vediamo quando ci affacciamo alla finestra, sarebbe completamente rivoluzionato. La rivoluzione si sarebbe anche propagata nel cuore del Medio Oriente. Che risvolti ci sarebbero sulla Lega Araba? E il conflitto in Palestina?
Siccome rischio di bagnarmi prima che piova, torno ai fatti del presente. La Libia sembra ormai destinata al rovesciamento. Evviva, aggiungerei. Il regime di un terrorista criminale non poteva durare ancora a lungo. Insieme alla Tunisia, la Libia è il punto di partenza e il tramite della grandissima maggioranza dei flussi migratori diretti in Italia. Questo noi lo sappiamo talmente bene che non troppo tempo fa il Gheddafi italiano ha firmato con quello libico un famoso accordo per sterminare i migranti transitanti in Libia, in barba ai diritti umani. I popoli di questi due paesi stanno lottando per guadagnare la loro libertà e noi cosa abbiamo saputo fare? Nel caso della Tunisia, tacere spudoratamente. Nel caso della Libia abbiamo fatto ancora meglio. Berlusconi ha dichiarato che in questo periodo non chiama Gheddafi perché sarà occupato. A sparare sulla razzi sulla folla, si intende.
Voglio offrire un punto di vista cinico, slegato dalle considerazioni sulla "bellezza" storica delle rivoluzioni. Domani queste nazioni rimuoveranno le macerie, e dopodomani ricominceranno a costruire. Una delle prime attività sarà ridiscutere e riallacciare i rapporti diplomatici, in primis con l'Europa. Quale sarà la descrizione sulla scheda "Italia"? Nel caso dell'Egitto, fondamentale partner politico e commerciale degli USA, Obama ha svolto un ruolo chiave di sostegno alla rivolta. Si dirà che era uno squallido tentativo di rifarsi la verginità, visto che Mubarak era opera loro. Vero, ma almeno l'iniziativa di Obama ha rappresentato un'abile mossa diplomatica. Noi ci schieriamo dalla parte dei perdenti. Dite che i libici si ricorderanno degli Italiani come loro amici o come il popolo il cui presidente si dichiarava il migliore alleato occidentale di Gheddafi?
Più in generale, mi piace pensare che i nostri vicini ci stanno dando una vera lezione di democrazia. Senza sparare un colpo, anzi, prendendoseli, stanno dimostrando come il concetto di "esportazione della democrazia", oltre ad essere una balla per creare ed occultare gli affari delle caste industriali, fosse una mera utopia. Un principio come la democrazia, per definizione, non può essere né venduto, né esportato, né imposto. Deve nascere spontaneamente, duramente, da un popolo. Abbiamo deposto a colpi di cannone Saddam. Vi sembra democrazia quella che c'è in Iraq? E in Afghanistan? Un popolo deve essere pronto alla democrazia, prima di sceglierla autonomamente come forma di governo. Faccio un esempio purtroppo irrealizzabile, di pura fantasia. Cosa succederebbe se domani mattina l'ONU imponesse con le maniere forti le dimissioni di Berlusconi, dichiarasse lui e tutta la sua cricca ineleggibile e indisse nuove elezioni? Saremmo pronti alla democrazia?
Da piccolo restavo sempre affascinato quando il cielo assumeva una sfumatura rosa-arancione e pioveva pioggia mista a sabbia. Mi spiegavano che era il vento dall'Africa.
0 comments:
Posta un commento