Riporto il mio articolo pubblicato su Camminando Scalzi.
I tunisini che oggi sbarcano a Lampedusa sono da giorni al centro delle cronache. L’appellativo usato più frequentemente è “clandestini”, che per molti fa rima con “mascalzoni”, purtroppo. Ci si dimentica troppo spesso che prima di tutto sono persone come noi, con i loro sogni e le loro abitudini. Fra le abitudini, probabilmente, c’è anche quella di guardare la TV. Esiste un canale tunisino, lanciato nel 2007, Nessma TV. Nel 2008 il canale è acquisito al 25% da Mediaset e in egual misura dalla Quinta Communications di Tarak Ben Ammar, socio di Silvio Berlusconi. L’anno successivo, tramite un aumento di capitale, Muammar Gheddafi ha acquisito il 10% della Quinta Communications, diventando quindi azionista di Nessma TV.
Nell’agosto del 2009, dopo una visita all’allora presidente tunisino Ben Ali, il Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi (sì, lo stesso di prima) è ospite a Ness Nessma, programma di Nessma TV. Dopo il caloroso benvenuto dei giornalisti-conduttori, il nostro premier si lancia in un commosso ricordo del recente “storico” viaggio in Libia, dal suo amico Gheddafi. Il meglio, però, deve ancora venire. Questo è il discorso che Silvio Berlusconi pronuncia subito dopo, indirettamente indirizzato all’intero popolo maghrebino.
“La cosa più terribile sono le organizzazioni criminali, che sono tante, tante, tante. Ben Ali oggi mi ha parlato di circa 300 organizzazioni che sono state scoperte dalla polizia del vostro paese. Sono delle persone che approfittano della speranza degli altri, delle persone che sono nella miseria, che vogliono dare a sé stessi e alle persone che hanno nel cuore un futuro migliore. E allora danno fiducia a delle persone che, con delle imbarcazioni che non sono sicure, vanno per mare e ciò vuol dire che ci sono tragedie in ogni istante. [Tutto] Ciò, occorre combatterlo. Occorre aumentare la possibilità delle persone che vogliono provare nuove opportunità di vita e di lavoro, di entrare nella legalità in Italia e negli altri paesi europei. Questo è ciò che voglio aumentare non soltanto per l’Italia ma per tutti gli altri paesi d’Europa. Inoltre, bisogna dire che gli italiani sono stati un popolo che ha lasciato l’Italia, che è emigrato negli altri paesi, soprattutto in America. Questo ci dà il dovere di guardare alle persone che vogliono venire in Italia con una totale apertura di cuore e di dare alle persone che vengono in Italia la possibilità di un lavoro, la possibilità di una casa, la possibilità di una scuola per il figlio e la possibilità di benessere che è anche la salute e l’apertura di tutti i nostri ospedali per le loro necessità. E questa è la politica del mio governo”.
La giornalista prorompe in una sequela di complimenti, accompagnata dal fragoroso applauso dello studio, che Berlusconi accoglie con sguardo soddisfatto ma sofferente.
Ora, siamo ancora dello stesso parere sui migranti tunisini? Basta questo come risposta a coloro che si chiedono “cosa sono venuti a fare”? È già illusorio credere che le spinte migratorie possano essere fermate, figuriamoci se poi vengono incoraggiate! Intendiamoci, le parole di Berlusconi sono bellissime, ma appaiono leggermente in contraddizione con la sua finta visita in Tunisia, accompagnato dal ministro dell’interno Maroni, per negoziare il trattato con il nuovo regime per fermare le partenze dei barconi diretti a Lampedusa. Ovviamente il trattato sarà l’ennesimo numero circense propagandistico, dato che è altamente improbabile che la Tunisia sia attualmente in grado di controllare le sue coste. Tra l’altro, il trattato non risolve in nodo fondamentale della vergognosa faccenda riguardante gli sbarchi a Lampedusa: da settimane il governo spingeva sul pedale della paura collettiva verso l’apocalittico “tsunami umano” che da lì a poco si sarebbe abbattuto sul nostro paese, per poi riservare un’accoglienza a dir poco impreparata ai disgraziati che sono arrivati. È legittimo chiedersi quanto si sia trattato di effettiva impreparazione e quanto, invece, questa pessima performance non fosse stata minuziosamente pianificata a tavolino. In fondo, il tutto si è svolto in maniera assolutamente lineare. Dapprima si sono lasciati ammassare i migranti in condizioni pietose, in modo da creare l’ennesima “emergenza”. Quando la situazione è diventata insostenibile, l’istrione ne ha approfittato per mostrarsi come l’idolo della selezionatissima folla, portatore sano di soluzioni. Nel frattempo, l’attenzione collettiva era sufficientemente distratta per tentare di approvare in Parlamento il cosiddetto processo breve. Peccato per la scenata di La Russa che ha mandato tutto a monte. Fallito il primo tentativo, si tenta il bis. Viene annunciato il blitz in Tunisia per il trattato: Maroni rimane un giorno in più, perché c’è da prendere tempo, in modo che la Camera possa votare a favore del conflitto di attribuzione per il processo Ruby, che inizia guarda caso il giorno dopo.
Sicuramente è il sottoscritto ad essere in malafede. Basta ascoltare il resto di Ness Nessma, trasmessa in tempi non sospetti, per capire che il nostro Presidente del Consiglio non è una persona capace di simili sporche macchinazioni. La conduttrice, commossa dal precedente afflato di fratellanza e di accoglienza verso chi sogna di emigrare in Italia, domanda: “Da dove le viene quest’energia? Da dove le viene tutto ciò?”. La risposta di Berlusconi non si fa attendere.
“Ma semplicemente dal fatto che sono quello che sono, sono un uomo del popolo. Ero in una famiglia che ha conosciuto la guerra, la povertà e ho un gran rispetto per tutti, a partire dalle persone più umili, che hanno più bisogno. Questo è qualcosa che fa parte della mia natura e della mia educazione e di ciò che ho imparato nella famiglia in cui ero e nelle scuole che ho fatto. Ho studiato, per dire, otto anni dai salesiani che erano… che sono congregazione che ha, tra i suoi doveri, quello di aiutare le persone che hanno bisogno di essere aiutate. E questo bisogna farlo. In più essendo uomo di governo, con responsabilità di governo, la cosa più importante che credo un governo debba fare è aiutare quelli che hanno bisogno”.
A questo punto è d’obbligo, per l’altro giornalista, chiedere di cosa il nostro eroe sia più orgoglioso nella sua carriera, visto che è riuscito in tutto quello che ha fatto. La risposta?
“Di non avere nulla di cui pentirmi. Non ho nulla di cui pentirmi, non ho nulla di cui non sono fiero e spero che là [fa cenno con la mano come a una scritta, ndr], quando sarò [lì] sotto, si potrà scrivere ‘fu un uomo giusto, un brav’uomo’”. Se tutto va bene, anche incensurato.
Nell’agosto del 2009, dopo una visita all’allora presidente tunisino Ben Ali, il Presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi (sì, lo stesso di prima) è ospite a Ness Nessma, programma di Nessma TV. Dopo il caloroso benvenuto dei giornalisti-conduttori, il nostro premier si lancia in un commosso ricordo del recente “storico” viaggio in Libia, dal suo amico Gheddafi. Il meglio, però, deve ancora venire. Questo è il discorso che Silvio Berlusconi pronuncia subito dopo, indirettamente indirizzato all’intero popolo maghrebino.
“La cosa più terribile sono le organizzazioni criminali, che sono tante, tante, tante. Ben Ali oggi mi ha parlato di circa 300 organizzazioni che sono state scoperte dalla polizia del vostro paese. Sono delle persone che approfittano della speranza degli altri, delle persone che sono nella miseria, che vogliono dare a sé stessi e alle persone che hanno nel cuore un futuro migliore. E allora danno fiducia a delle persone che, con delle imbarcazioni che non sono sicure, vanno per mare e ciò vuol dire che ci sono tragedie in ogni istante. [Tutto] Ciò, occorre combatterlo. Occorre aumentare la possibilità delle persone che vogliono provare nuove opportunità di vita e di lavoro, di entrare nella legalità in Italia e negli altri paesi europei. Questo è ciò che voglio aumentare non soltanto per l’Italia ma per tutti gli altri paesi d’Europa. Inoltre, bisogna dire che gli italiani sono stati un popolo che ha lasciato l’Italia, che è emigrato negli altri paesi, soprattutto in America. Questo ci dà il dovere di guardare alle persone che vogliono venire in Italia con una totale apertura di cuore e di dare alle persone che vengono in Italia la possibilità di un lavoro, la possibilità di una casa, la possibilità di una scuola per il figlio e la possibilità di benessere che è anche la salute e l’apertura di tutti i nostri ospedali per le loro necessità. E questa è la politica del mio governo”.
La giornalista prorompe in una sequela di complimenti, accompagnata dal fragoroso applauso dello studio, che Berlusconi accoglie con sguardo soddisfatto ma sofferente.
Ora, siamo ancora dello stesso parere sui migranti tunisini? Basta questo come risposta a coloro che si chiedono “cosa sono venuti a fare”? È già illusorio credere che le spinte migratorie possano essere fermate, figuriamoci se poi vengono incoraggiate! Intendiamoci, le parole di Berlusconi sono bellissime, ma appaiono leggermente in contraddizione con la sua finta visita in Tunisia, accompagnato dal ministro dell’interno Maroni, per negoziare il trattato con il nuovo regime per fermare le partenze dei barconi diretti a Lampedusa. Ovviamente il trattato sarà l’ennesimo numero circense propagandistico, dato che è altamente improbabile che la Tunisia sia attualmente in grado di controllare le sue coste. Tra l’altro, il trattato non risolve in nodo fondamentale della vergognosa faccenda riguardante gli sbarchi a Lampedusa: da settimane il governo spingeva sul pedale della paura collettiva verso l’apocalittico “tsunami umano” che da lì a poco si sarebbe abbattuto sul nostro paese, per poi riservare un’accoglienza a dir poco impreparata ai disgraziati che sono arrivati. È legittimo chiedersi quanto si sia trattato di effettiva impreparazione e quanto, invece, questa pessima performance non fosse stata minuziosamente pianificata a tavolino. In fondo, il tutto si è svolto in maniera assolutamente lineare. Dapprima si sono lasciati ammassare i migranti in condizioni pietose, in modo da creare l’ennesima “emergenza”. Quando la situazione è diventata insostenibile, l’istrione ne ha approfittato per mostrarsi come l’idolo della selezionatissima folla, portatore sano di soluzioni. Nel frattempo, l’attenzione collettiva era sufficientemente distratta per tentare di approvare in Parlamento il cosiddetto processo breve. Peccato per la scenata di La Russa che ha mandato tutto a monte. Fallito il primo tentativo, si tenta il bis. Viene annunciato il blitz in Tunisia per il trattato: Maroni rimane un giorno in più, perché c’è da prendere tempo, in modo che la Camera possa votare a favore del conflitto di attribuzione per il processo Ruby, che inizia guarda caso il giorno dopo.
Sicuramente è il sottoscritto ad essere in malafede. Basta ascoltare il resto di Ness Nessma, trasmessa in tempi non sospetti, per capire che il nostro Presidente del Consiglio non è una persona capace di simili sporche macchinazioni. La conduttrice, commossa dal precedente afflato di fratellanza e di accoglienza verso chi sogna di emigrare in Italia, domanda: “Da dove le viene quest’energia? Da dove le viene tutto ciò?”. La risposta di Berlusconi non si fa attendere.
“Ma semplicemente dal fatto che sono quello che sono, sono un uomo del popolo. Ero in una famiglia che ha conosciuto la guerra, la povertà e ho un gran rispetto per tutti, a partire dalle persone più umili, che hanno più bisogno. Questo è qualcosa che fa parte della mia natura e della mia educazione e di ciò che ho imparato nella famiglia in cui ero e nelle scuole che ho fatto. Ho studiato, per dire, otto anni dai salesiani che erano… che sono congregazione che ha, tra i suoi doveri, quello di aiutare le persone che hanno bisogno di essere aiutate. E questo bisogna farlo. In più essendo uomo di governo, con responsabilità di governo, la cosa più importante che credo un governo debba fare è aiutare quelli che hanno bisogno”.
A questo punto è d’obbligo, per l’altro giornalista, chiedere di cosa il nostro eroe sia più orgoglioso nella sua carriera, visto che è riuscito in tutto quello che ha fatto. La risposta?
“Di non avere nulla di cui pentirmi. Non ho nulla di cui pentirmi, non ho nulla di cui non sono fiero e spero che là [fa cenno con la mano come a una scritta, ndr], quando sarò [lì] sotto, si potrà scrivere ‘fu un uomo giusto, un brav’uomo’”. Se tutto va bene, anche incensurato.
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