Questa non è la destra, questo è il manganello. Gli italiani non sanno andare a destra senza finire nel manganello.
I. Montanelli
Se tutti avessero letto almeno una volta la Costituzione probabilmente oggi non saremmo in questa situazione, invece ci tocca assistere allo spettacolo di un paese ubriaco, che oscilla pericolosamente. L'ultima sparata in ordine di tempo rischia di finire dritta nella top ten delle oscenità dell'era berlusconiana: la modifica dell'articolo 1 della Costituzione proposta da tale Remigio Ceroni. Concordo con chi sostiene che la Costituzione non è un totem fisso e immutabile, ma credo che le eventuali modifiche debbano essere motivate e apportare dei miglioramenti. Senza queste due condizioni, la Costituzione non va rivista ma semplicemente rispettata.
Peccato che Berlusconi e la Costituzione siano irrimediabilmente incompatibili. La soluzione dipende dai punti di vista. Chi ha a cuore le sorti del paese propende, da tempo, per la sostituzione del primo. Chi non ha nessuna idea di cosa stia succedendo e della pericolosa piega assunta dall'Italia negli ultimi anni, non ha nulla in contrario ad abdicare al principio per cui "La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". Ci sono poi quelli che sostengono Berlusconi non perché in buona fede, ma, al contrario, proprio perché sanno che lui è l'unico a cui devono la loro condizione, e barattano una nazione per il loro tornaconto. A questa schiera, ovviamente, appartengono tutti i pigia-bottoni a comando che siedono in Parlamento nelle fila della maggioranza (e, ahimè, forse non solo lì), i componenti del governo e in generale tutti gli uomini-chiave che non a caso hanno visto coincidere la loro ascesa con quella del cacicco di Arcore.
La riprova sta nel fatto che se da un lato la proposta di modifica ha suscitato veementi reazioni di condanna, dall'altro non ha, in un certo senso, stupito nessuno. Ovviamente si rimane sempre esterrefatti quando ci si accorge che, come si suol dire, al peggio non c'è mai fine; tuttavia siamo abituati alle esternazioni più inimmaginabili fino al giorno prima, tutte all'insegna della destabilizzazione istituzionale.
Nello stesso solco si situano i vergognosi manifesti di Milano con l'accostamento fra BR e magistratura (peraltro opera di uno scribacchino qualsiasi che ha pedissequamente messo bianco su rosso le parole del capo), senza contare le innumerevoli leggi ad personam che hanno lentamente ma inesorabilmente scavato una trincea attorno a un'unica figura. Ora che un referendum rischia di sottoporre finalmente una di queste leggi alla condanna dei cittadini, viene ordinato l'indietro tutta sui due provvedimenti interessati dagli altri due concomitanti referendum, nella speranza di abbassare la pressione mediatica e ostacolare il raggiungimento del quorum. L'obiettivo è far sì che il legittimo impedimento resti in piedi non perché approvato dalla maggioranza del popolo sovrano, ma per mancato raggiungimento della soglia minima di votanti. Una sorta di prescrizione, a volerla vedere con ironia.
Ezio Mauro ha proposto un'interessante interpretazione della strategia operata dal centro-destra. Sussistendo un'evidente incompatibilità fra Berlusconi e il sistema democratico occidentale, si innesca una rissa istituzionale, nella quale volano colpi bassi a tutti gli organi di controllo e bilanciamento dei poteri. Approfittando del polverone e della debolezza del sistema a causa dei colpi subiti, si tenta di distorcere l'assetto costituzionale per eliminare l'incompatibilità fra Berlusconi e la democrazia alla radice. Basta rinunciare alla democrazia.
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