E' l'equazione di Drake. A voi il compito di capire il motivo per cui l'ho usata come intestazione del mio blog. Mi piacerebbe che questo fosse uno spazio per esprimere i pensieri e le riflessioni che mi ronzano in mente e per ricevere le opinioni positive e, soprattutto, negative di chi le riterrà comunque meritevoli di una lettura.

lunedì 4 aprile 2011

Contropolitica

Mutevolissimo è lo spirito degli italiani. Quando io non sarò più, sono sicuro che gli storici e gli psicologi si chiederanno come un uomo abbia potuto trascinarsi dietro per vent'anni un popolo come l'italiano. Se non avessi fatto altro basterebbe questo capolavoro per non essere seppellito nell'oblio. Altri forse potrà dominare col ferro e col fuoco, non col consenso come ho fatto io.
B.Mussolini


Definizione di "paradosso" (Sabatini Coletti):

1 Proposizione che per forma o contenuto si oppone all'opinione comune o all'esperienza quotidiana, riuscendo perciò sorprendente o bizzarra: esporre un p.
2 filos. Dimostrazione che, partendo da presupposti generalmente riconosciuti come validi, giunge a conclusioni contrastanti con l'esperienza oppure intrinsecamente contraddittorie: p. matematico; i p. di Zenone; anche, proposizione filosofica logicamente coerente ma che parte da premesse false
3 estens. Fatto, comportamento o circostanza privi di logica: la sua vita è stata un p.

Un esempio di paradosso è l'ultima uscita del nostro amato Presidente del Consiglio: "c’è un potere invasivo che è quello della giustizia che è diventata un contropotere, la politica è messa all’angolo da questo potere che non gode della legittimità, non ha il consenso dei cittadini".  Il paradosso sta nell'accezione del termine "contropotere". Ogni buono studente delle scuole medie, infatti, impara sul libro di educazione civica che la giustizia è un contropotere nel senso che sta a guardia e bilancia i poteri legislativo ed esecutivo. Nell'affermazione di Berlusconi, invece, la divisione dei poteri non è un principio a favore dei cittadini ma un pericolo per la democrazia. Ovviamente questo ribaltamento della verità non è dovuto a ignoranza: Berlusconi sa perfettamente come stanno le cose, ma ha interesse a ribaltarle. Non è la prima volta e non sarà l'ultima, purtroppo, che il nostro premier ci regala squarci della sua personalissima visione della democrazia, che in realtà di democratico ha ben poco. Quante volte l'abbiamo sentito lamentarsi della sua impotenza in quanto capo del governo? L'insofferenza nei confronti del controllo della magistratura sugli affari suoi e dei suoi amici è ormai fin troppo nota.

L'idea che il potere giudiziario non sia legittimo perché i suoi esponenti non sono eletti dal popolo, poi, è pura eversione. I parlamentari sono rappresentanti del popolo e vengono giustamente eletti. I giudici sono il braccio della legge e non possono essere soggetti al giudizio popolare. Non si può sostenere una tesi del genere senza essere in malafede. Una dichiarazione di questo tipo non è una seria proposta politica, ma ha un intento puramente distruttivo delle regole condivise del gioco politico.
Berlusconi sa bene che queste sue dichiarazioni non possono sortire effetti diretti sull'ordinamento del nostro paese. Il suo obiettivo è più subdolo. Non tutti gli italiani sono, purtroppo, buoni studenti delle scuole medie, e per molti Montesquieu è un Carneide qualsiasi. Da anni la strategia prevede un indottrinamento del bacino elettorale, (dis)educato ai fondamenti della politica secondo principi totalmente stravolti. L'autoritarismo di Berlusconi passa per il consenso popolare, in una logica che ricorda troppo da vicino pagine di storia che dovrebbero servire da monito, più che da esempio. In questo contesto si situano i predellini, il nome sul simbolo, gli inni di partito, i circoli dedicati, etc... In attesa di vederlo affacciarsi dal balcone di Palazzo Grazioli.

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